giovedì 15 novembre 2012

...until the end of the world

Novembre 2008

"You, you said that you'll wait until the end of the world"

Cliffs of Moher. Le più imponenti scogliere della verde isola.

Dovevo tornarci, non potevo mancare all'appuntamento con il me stesso di due anni fa.
Con me oggi c'è lei, siamo in viaggio noi due soli. Certe sensazioni non sono mutate però, certo fa molto più freddo dell'estate di due anni fa, ho un berretto di lana e un maglione pesante a collo alto, il vento soffia come un dannato e lei si protegge con un' immensa sciarpa dai colori caldi. E' tarda mattinata, e le Cliffs hanno diversi visitatori, pullman e il Visitor Centre sulla destra diversi metri sotto la O'Brien's Tower. Dejà vu. Ci sono nuvole spumose oggi come la schiuma della Murphy ma c'è anche un sole coraggioso che fa capolino con i suoi raggi nel cielo chiaro autunnale. La sensazione di immensità provata con i ragazzi anni fa non è mutata, prendo la mano della mia ragazza e la conduco fino all'infinito davanti a noi. Se molte emozioni non sono cambiate altre cose invece si sono evolute per le Cliffs in due anni. C'è molta più sorveglianza, un qualche corpo di ranger delle scogliere. Il tuffo al cuore è vedere che sono state erette delle barriere di pietra alte circa cinquanta centimetri che rendono impossibile raggiungere il limitare della scogliere sull'infinito. Difficile ora essere un tutt'uno con la vastità di fronte a noi. Lei è estasiata dalla vista, è una delle cose più belle che abbia mai visto mi dice, il sole squarcia le nuvole e le illumina gli occhi scuri che brillano, la guardo e sorrido, e alla fine mi rendo conto che sono felice, e che tutto cambia per una ragione. Ora ho le risposte, quell'oceano, quel cielo e quel sole me le hanno già date. Passeggiamo ancora un po' fino a che non vedo sul sentiero tra diverse barriere di pietra il cartello rosso scuro che vieta di andare oltre quel punto per la sicurezza del visitatore. Oltre quel punto c'era la nostra buca. Lei mi legge dentro e mi dice che mi aspetta qui, che posso andare tranquillo a cercare quello che io e i ragazzi ci siamo lasciati alle spalle. Scavalco la barriera e proseguo sul sentiero. Tutto è uguale e tutto è diverso allo stesso tempo, la terra è più smossa, c'è più verde, erba troppo alta che non mi permette di trovare la buca. Cerco per almeno mezz'ora, avanti e indietro. Inutile, la buca non c'è più. O meglio nel profondo dell'animo so che c'è ma non so dove. Forse per ogni cosa c'è un tempo, un momento preciso in cui ti viene di-svelata, in cui ricompare, e probabilmente non è questo. Sorrido tra me e me, e poi saluto con un cenno del capo l'oceano davanti a me.
Alla fine di questo sentiero, tornando indietro, mi aspetta lei, e questo è tutto quello che conta.
Non è educato farla aspettare ancora, non credete?





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